Dr. Fracchioli, innanzitutto cosa s’intende con incontinenza urinaria?
L’incontinenza urinaria è la perdita involontaria di urina, e può essere principalmente distinta in due forme: quella da sforzo e quella da urgenza. Nel primo caso, l’emissione involontaria di urina è dovuta ad un aumento della pressione addominale (ad esempio durante uno starnuto, un colpo di tosse, o con il sollevamento di un peso); nel secondo, la mancanza è determinata da una contrazione involontaria del muscolo detrusore, cioè quello che avvolge la vescica “spremendola” quando vogliamo urinare. Esistono, inoltre, forme miste di incontinenza con entrambe le componenti in gioco.
È un fastidio tipico di un sesso o vale per entrambi?
L’incontinenza urinaria può colpire sia gli uomini che le donne, per cause e con modalità differenti. Tuttavia, la donna tende ad esserne particolarmente soggetta, specificamente per la componente da urgenza in correlazione ad una serie di modificazioni conseguenti alla menopausa o in caso di infezioni ricorrenti delle vie urinarie, e/o per la componente da sforzo a causa della frequente possibilità di alterazioni del pavimento pelvico, con prolassi e mobilità eccessive degli organi, favoriti sia dalla conformazione del bacino femminile, sia dalle pressioni rilevanti cui viene sottoposto ad esempio nel corso dei parti vaginali.
La fisioterapia è capace di aiutare a risolvere il problema?
L’incontinenza urinaria da sforzo può vedere importanti benefici da pratiche di riabilitazione del pavimento pelvico, con esercizi specifici in genere, quantomeno in una fase iniziale, effettuati sotto la guida diretta di personale medico o ostetrico specializzato, e volti al recupero della piena funzionalità di contrazione volontaria dei muscoli che sostengono nella parte inferiore il bacino. In contesti specifici, l’ausilio di trattamenti non chirurgici, quali il laser o ancor più la radiofrequenza vaginale, è in grado di ridurre in modo molto significativo l’entità delle perdite urinarie. Anche in questo caso si tratta di orientamenti terapeutici da valutare caso per caso sotto la guida di specialisti del settore.
Da non dimenticare, poi, l’importanza di mantenere un adeguato stato delle mucose vaginali, le quali, dopo la menopausa, tendono ad andare incontro ad atrofia e secchezza, tramite l’impiego di prodotti che contrastano i cambiamenti dovuti alla ridotta quota ormonale. Ultimo ma non per importanza, va sottolineato il ruolo fondamentale di un corretto comportamento generale di tutela della salute, che passa attraverso il controllo del peso, la regolare attività fisica, e l’adozione di importanti attenzioni per ridurre la possibilità di creare danni progressivi alla tenuta del proprio pavimento pelvico.
In quali altri modi viene trattata l’incontinenza femminile?
Tale, a volte, richiede un approccio chirurgico, in particolar modo per alcune forme da sforzo in cui ci sia un marcato prolasso degli organi pelvici, con un importante spostamento verso il basso dell’uretra.
Tuttavia, vi sono molte forme di incontinenza urinaria che possono trarre giovamento da trattamenti conservativi non invasivi.
In particolare, l’incontinenza urinaria da urgenza richiede un approccio farmacologico, con prodotti capaci di interagire con il muscolo detrusore della vescica, riducendone l’attività eccessiva, come specificato in un nostro precedente articolo. Si tratta di farmaci di varie tipologie, la cui scelta va effettuata da parte di specialisti che possano ben valutarne possibili benefici e potenziali rischi, adattando la cura in modo personalizzato per ogni singola paziente. Anche alcuni integratori presentano la capacità di modulare, seppur in modo meno netto, l’attività del detrusore, e in situazioni non troppo pesanti dal punto di vista sintomatico possono essere adatti a gestire al meglio la situazione.
Come ci si accorge di esserne affetti?
Il sintomo chiave è ovviamente la perdita involontaria di urina: in caso di comparsa di questa problematica, il/la paziente dev’essere visitata dal ginecologo e dall’urologo per inquadrare correttamente il problema ed identificare le terapie più corrette. Oltre alla visita clinica, possono essere molto utili sia l’ecografia pelvica, sia, almeno per alcune forme, le cosiddette “prove urodinamiche”, ovvero dei test capaci di valutare in modo oggettivo e preciso la tipologia di perdita urinaria.
Elaborazione a cura di Stefania Albanese
Dr. Stefano Fracchioli
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