Professor Cappellin, se l’alitosi è un disturbo così diffuso, perché pochi conoscono la causa più comune?
Premettiamo che spesso la persona interessata non si accorge di avere l’alito cattivo, perché è come assuefatta dall’abitudine: spesso sono le persone a lei vicine a farglielo notare, ma altrettanto spesso capita che per imbarazzo nessuno si osi a parlarne con il diretto interessato, che ne rimane all’oscuro. Quando il paziente si rivolge al medico, la tendenza è di indagare per escludere patologie, anche gravi, che possono causare il sintomo dell’alitosi, come il reflusso gastrico, il diabete, l’insufficienza renale, sinusiti di origine micotica e gravi patologie dell’apparato respiratorio. La realtà è che, nella stragrande maggioranza dei pazienti, l’alitosi è causata dalla malattia parodontale, da una igiene orale non efficace e/o da carie non curate.
L’alito cattivo può essere correlato all’alimentazione?
Ci sono alcuni cibi, come per esempio aglio e cipolla, che possono dare origine a un alito maleodorante, ma in questo caso si tratta di un episodio temporaneo, che svanisce dopo poco tempo. A meno che vengano assunti quotidianamente questi alimenti in quantità, l’alimentazione non è la causa dell’alitosi.
Cosa ci può dire dell’alito cattivo nei fumatori?
Il fumo può generare odori sgradevoli, che spesso rimangono anche sugli indumenti del fumatore e possono indurre a pensare che i fumatori abbiano l’alito cattivo a causa del fumo. In realtà, quando questo avviene, l’alitosi è correlata a una grave forma di malattia parodontale, che è appunto peggiorata dall’abitudine al fumo, aumentando quindi il sintomo dell’alitosi.
Esistono prodotti in grado di contrastare l’alitosi? Cosa si può fare per curare l’alitosi?
Colluttori, chewing-gum e spray hanno solo un effetto temporaneo e non risolvono il problema, perché agiscono sul sintomo e non sulla causa. L’alitosi non è un sintomo, occorre quindi curare la causa, la malattia parodontale, che oltre all’alito cattivo può causare gravi danni alla salute della bocca. La buona notizia è che si può curare, soprattutto se si interviene precocemente. La malattia parodontale è un’infiammazione gengivale di origine batterica, causata dall’accumulo di residui di tartaro, soprattutto sottogengivali: questo crea il distacco della gengiva dalle radici dei denti, con la formazione di tasche parodontali che si riempiono di batteri e residui di cibo. La fermentazione e la putrefazione che ne conseguono sono la causa più frequente dell’alitosi, tanto più evidente quanto più è grave la situazione parodontale.
Come si cura la malattia parodontale?
Anzitutto è necessaria una visita specialistica parodontale, con odontoiatra e igienista esperti nella diagnosi e nella cura di questa patologia, molto spesso ignorata e trascurata. Spesso ci capita di incontrare in prima visita pazienti che si sottoponevano regolarmente ai controlli dentistici, ma a cui non era mai stata diagnosticata la malattia parodontale. Per curare la malattia parodontale si procede in tre importanti passaggi: l’igiene professionale (la cosiddetta detartrasi), sedute di levigatura radicolare per eliminare il tartaro sotto gengivale e terapia laser per eliminare l’infiammazione e favorire la guarigione delle gengive.
Dr. Mario R. Cappellin
Professore a contratto di Ergonomia, discipline odontoiatriche ed Economia Aziendale all’Università di Modena e Reggio Emilia.
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