Dottor Pairone, come mai all’aumento di connessione tramite i social è corrisposto, paradossalmente, l’aumento della distanza relazionale?
La pandemia e il lockdown hanno avuto un impatto negativo sui giovani, e questo non lo si può negare. Molti di loro si sono abituati troppo a restare a casa e a frequentare poco spesso esseri umani come loro, e non solo consolle, telefonini e videogames. Sembra che a essi non sia mancata la possibilità di avere interazioni di persona, negata durante i lockdown.
I ragazzi che stanno a casa e non hanno voglia di uscire e investire nelle relazioni, spesso, manifestano tratti depressivi o ansiosi, oppure hanno paura della repulsione o di sentirsi al centro dell’attenzione in situazioni reali.
Anche dal punto di vista sentimentale, le relazioni si sono spostate sui social. È d’accordo?
Purtroppo, questo è un fenomeno che investe ogni tipo di relazione. Il social protegge e permette di decidere quali emozioni esprimere tramite emoji ed emoticon, o quali tempi prendersi per rispondere.
Non ci si espone più all’imprevisto e alla casualità a cui ci si trova davanti quando si è insieme dal vivo, c’è resistenza da parte degli adolescenti a esporsi alla vita vera per motivi di ansia principalmente.
I genitori cosa ne pensano?
Negli ultimi anni, molti genitori lamentano che i figli escono poco o che hanno pochi amici. Oppure si trovano davanti a ragazzi che si picchiano con i propri coetanei per strada, per motivi di rabbia o gelosia o per puro “divertimento”. Il distanziamento sociale
Qual è il primo passo da fare per avvicinare il proprio figlio al trattamento?
Sembrerebbe banale, ma è importante recepire i segnali che i propri ragazzi emanano e parlarne con essi stessi, convincendo loro dell’importanza che un percorso psicologico potrebbe avere sulla propria personalità e sul proprio modo di costruire relazioni sociali.
Qual è la fascia d’età che è maggiormente coinvolta in questo processo?
Dai 12 ai 20 anni.
In cosa consiste l’approccio dello specialista, in questi casi?
Potenziare l’abilità sociale, dare suggerimenti pratici e diretti e fornire esempi son d’aiuto nei confronti di persone così giovani. È necessario avere più pragmatismo in un mondo in cui si vive del nulla, di una vita virtuale. Ovviamente, bisogna scansare strategie di evitamento, che porterebbero il paziente a non voler andare più a scuola, o in discoteca, o a concerti, ecc.
Elaborazione intervista a cura di Stefania Albanese
Dott. Alessandro Pairone
psicologo.alessandro.pairone@gmail.com
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