Professor Cappellin, lei si occupa da vent’anni di edentulia, quali sono le cause di questo fenomeno?
Un tempo era pensiero comune che l’edentulia fosse legata all’invecchiamento, perciò la maggior parte delle persone si rassegnava a dover portare, prima o poi, una protesi totale (la classica “dentiera”): grazie all’impegno di tanti colleghi che, come me, si sono dedicati alla ricerca di soluzioni a questa patologia, si è gradualmente diffusa la consapevolezza che si tratta di una patologia che si può e si deve curare, perché porta con sé conseguenze indesiderate, sia a livello medico, sia a livello psicologico e di relazione.
Sta dicendo che le conseguenze sulla masticazione non sono le più importanti?
Certamente sono le più evidenti, perché la mancanza dei denti non permette di masticare tutti cibi, specialmente quelli più consistenti; anche le implicazioni estetiche della mancanza di un sorriso naturale possono tuttavia essere molto limitanti nella vita delle persone: ne parlava già Haraldson nel 1979 (studi poi ampliati e confermati da Strassburger nel 2006 e da Fueki nel 2007), indicando una maggiore autostima e sicurezza nelle persone edentule riabilitate con dentatura fissa, rispetto ai portatori di protesi totali rimovibili.
Ho studiato all’Università di Torino e a quei tempi era un punto di riferimento per l’insegnamento sulla protesi totale, ma fin dai primi anni dopo la laurea mi sono reso conto che sono veramente pochi i pazienti che si adattano volentieri a portare per tutta la vita una dentiera: per questo motivo abbiamo costantemente cercato tecniche avanzate e investito in innovative tecnologie che permettano ai pazienti di tornare a masticare e sorridere con denti fissi.
Al giorno d’oggi è quindi possibile avere denti fissi per tutti i pazienti edentuli che lo desiderano?
Già negli anni ’80 Brånemark, il padre dell’implantologia moderna, diceva che “Nessuno dovrà più morire con i denti immersi in un bicchiere d’acqua” e negli anni la ricerca ha permesso, mediante tecniche come la rigenerazione ossea o la chirurgia computer guidata, di ampliare moltissimo le nostre possibilità di riabilitazione con denti fissi, sfruttando anche zone con poco osso o appunto ricostruendolo quando necessario.
Attualmente sono veramente pochi i casi in cui non si riesce a ottenere una dentatura fissa: la nostra missione è continuare a ricercare nuove tecniche, sempre più efficaci e meno invasive e, considerando i progressi avvenuti nei soli ultimi dieci anni, ci sono eccellenti prospettive di raggiungere questo obiettivo.
Non bisogna infine dimenticare l’importante aspetto della prevenzione: educando i pazienti alla corretta igiene orale, si può diminuire la percentuale di coloro che si troveranno a perdere tutti i propri denti in età avanzata. Considerando che l’età media tende costantemente ad aumentare, educare le giovani generazioni alla prevenzione è un investimento sulla salute dell’intera popolazione, che deve essere portato avanti parallelamente alla ricerca di nuovi opzioni terapeutiche per curare coloro che hanno perso i propri denti naturali. In particolare la malattia parodontale (causa principale della perdita dei denti, presente in circa un terzo della popolazione, anche giovane), può essere curata tanto più efficacemente quanto precocemente viene individuata, mediante semplici sedute di igiene orale professionale. Qualora si arrivi tardi e si siano già persi alcuni denti, intervenire tempestivamente nella riabilitazione fissa è fondamentale: in questi casi rimandare aumenta il rischio che una perdita parziale possa compromettere la dentatura residua
Dr. Mario R. Cappellin
Professore a contratto di Ergonomia, discipline odontoiatriche ed Economia Aziendale all’Università di Modena e Reggio Emilia.
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