Dottor Fracchioli, tagliamo subito la testa al toro: la menopausa segna la fine dell’attività sessuale per una donna?
Assolutamente no. Si tende a credere ciò a causa delle variazioni fisiologiche che subisce la donna con l’arrivo della menopausa, che comportano da un lato un po’ di calo del desiderio e, dall’altro, delle difficoltà organiche all’atto sessuale, in quanto c’è meno lubrificazione e più rigidità, e questo rischia di trasformare ciò che dovrebbe essere un piacere in qualcosa di doloroso, soprattutto nel tempo e con l’avanzamento della menopausa. Fino a qualche tempo fa, purtroppo, non c’erano particolari risposte e si credeva che questo fosse inevitabile.
Oggi la visione è molto diversa: si è allungata la durata della vita e la donna che entra in menopausa, generalmente intorno ai 50-55 anni, è una donna ancora nel pieno della sua attività sotto tutti i punti di vista: personale, sociale, lavorativo, sessuale. Quindi l’esigenza è (giustamente) più sentita e, per fortuna, sono state sviluppate diverse risposte a questa necessità.
Quanto influisce l’aspetto psicologico? La donna si vede diversa?
Sicuramente anche da questo punto di vista è un’età critica quella della menopausa, e subentra una difficoltà nella gestione di altri cambiamenti. Oggi è sovente l’età in cui si hanno dei figli talvolta adolescenti o giovanissimi adulti, e quindi si viene a modificare un pochino la concezione di sé anche come ruolo.
In che modo differisce il desiderio sessuale tra uomo e donna a questa età?
Differisce molto, perché il desiderio dell’uomo è nella maggior parte dei casi maggiore di quello della donna. Questa è una delle grosse difficoltà che si verifica in tantissime coppie, perché nei momenti in cui calano i livelli estrogenici della donna non c’è un corrispondente calo dei livelli ormonali maschili, e questo fa sì che anche a livello di desiderio sessuale e di attività sessuale ci sia una fase dove si rischia di avere una forte discrepanza tra la propensione di lui e quella di lei, generando tensioni importanti se non addirittura crisi.
Come si affronta questo problema?
Si affronta aiutando la donna sotto diversi punti di vista, perché possa continuare a vivere la sua sessualità in modo completo. Lo si fa con dei trattamenti che possono essere più semplici, come ad esempio l’impiego di prodotti lubrificanti, per migliorare la meccanica del rapporto, oppure con trattamenti curativi dal punto di vista ormonale con il fine di ripristinare una condizione più simile a quella premenopausa. Nel secondo caso, possiamo avere sia la terapia ormonale sistemica, ovvero quella che va ad interessare il corpo, sia terapie ormonali spiccatamente locali.
Possono esserci controindicazioni a queste terapie?
Controindicazioni ce ne possono essere. Per questo bisogna valutare molto bene, di caso in caso, quale sia il tipo di terapia più corretto da proporre a ciascuna donna in quel momento della vita, perché le cose possono modificarsi nel tempo.
Non va demonizzata la terapia ormonale perché ha tanti aspetti positivi, non solo per il trattamento immediato di sintomi come la secchezza vaginale o le vampate di calore, ma anche come protezione da varie malattie nel tempo, come ad esempio patologie cerebrovascolari ed osteoporosi. Possono esserci delle condizioni specifiche di controindicazione che vanno ovviamente messe a fuoco e, in quei casi, bisogna orientarsi verso terapie differenti. Ciò detto, per un gran numero di donne può essere la terapia ideale.
In che modo il ginecologo può essere utile in questi casi?
Il ginecologo si occupa di gestire tutta la parte ormonale correlata a queste problematiche in quanto è lo specialista di riferimento ed è il solo che può valutare l’insieme di tutte le terapie, e quindi farmacologiche, non farmacologiche intese come prodotti naturali e/o integratori, e non farmacologiche intese come trattamenti fisici diretti, quali laser e radiofrequenza.
Per fare un esempio pratico, mi viene in mente il caso di una paziente che, intorno ai 45 anni, ha iniziato ad accusare irregolarità mestruali, e il cui riscontro ormonale indicava un effettivo avvicinamento alla menopausa. Cominciava ad avere qualche problema a livello di rapporti sessuali a causa di un calo del desiderio e di una mancanza di lubrificazione; così, in un primo momento siamo corsi ai ripari cercando di gestire questo problema grazie all’utilizzo di lubrificanti, idonei, che le hanno momentaneamente permesso di mantenere una sessualità regolare. Quando dopo qualche tempo è andata incontro ad una completa menopausa ha iniziato ad accusare problemi più significativi dal punto di vista del rapporto ed è stato necessario intervenire prima con terapie ormonali locali perché non aveva sintomi generali e quindi non aveva necessità di una terapia sistemica, poi con dei cicli di radiofrequenza che hanno ripristinato in maniera importante la capacità vaginale di distendersi in modo elastico durante il rapporto, riducendo il disagio della paziente.
Un consiglio in conclusione?
Non abbiate paura di rivolgervi al ginecologo per problemi di questo tipo: la vostra salute e il vostro benessere sono la nostra priorità.
Dr. Stefano Fracchioli
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