Male agli occhi? L’importanza di una visita ottica

Portare gli occhiali non è una terapia, non fa né bene né male di per sé. L’occhiale serve a rimettere un sistema in un equilibrio più gestibile nell’immediato

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Quello che bisognerebbe capire è che, a volte, anche se si possono vedere cose piccole, il lamentare determinati fastidi è comunque sinonimo di vedere male. E l’esame della vista serve proprio a questo: è la valutazione di come vedi.

C’è l’aspettodi salute dell’occhio, di cui si occupa il medico oculista, e solo lui può farlo, e poi c’è l’aspetto di come funziona la vista in sensoampio: è un po’ la stessa differenza chepuò passare da un ortopedico e fisioterapista.


Come funziona il nostro occhio?

L’occhio è una palla,la camera anteriore va dalla cornea all’iride, e poi la camera posteriore, che è tutta la parte interna che non si vede,che è piena di umor vitreo.

Abbiamo il cristallino che è lo zoom dell’occhio, ovvero quello che si muove ed ha tutta la struttura muscolare intorno (muscolo ciliare) e che serve a mettere a fuoco da lontano a vicino, ed è che quello che purtroppo con l’età comincia a funzionare meno bene.

Poi abbiamo la cornea che è il grosso della lente, la lente importante dell’occhio, quella che pesa di più: queste due parti insieme è come fossero l’obiettivo della macchina fotografica.

E poi abbiamo la pellicola, che è la retina, che è proprio una pellicola stesa sopra. Poi ci sono i fotorecettori, che sono quelle cellule deputate a trasformare il raggioluminoso di impulso nervoso. Quando poi l’impulso nervoso parte passa nel nervo ottico e va poi al cervello. Quello che facciamo noi è agire fino a come arriva la luce sulla retina.


Cosa significa essere miope, ipermetrope o astigmatico?

La miopia si verifica quando la struttura dell’occhio, cornea e cristallino, è troppo “potente” rispetto a quello che dovrebbe essere e va a fuoco prima: ecco perché il miope porta -1, -2, -3.

L’ipermetropia, invece, è un difetto per cui questa struttura è troppo poco potente, e così l’immagine finisce oltre. Infatti, l’ipermetrope porta più +1, +2, +3.

Per quanto riguarda un astigmatico, che uno dei grossi misteri, bisogna immaginare che arrotondando la cornea invece di essere una bella sfera, una calotta, è più fatta simile a un uovo; quindi, ha un meridiano più curvo e un meridiano meno curvo. Questa condizione, sui vari 360 °, fa sì che egli abbia due meridiani che sono di potere diverso tra loro. Questo potere, diverso tra loro rende il difetto dell’occhio non simmetrico, cioè uguale in tutti i 360 °, ma ha due valori diversi in un meridiano e nell’altro: questi sono i difetti di vista.

Il compito dell’ottico è quello di mettere una lente (lente a contatto, la lente dell’occhiale ecc.) che ritari, permettendo di vedere di nuovo le cose piccole. Perché avere un difetto di vista e non vedere bene equivale a fare una fotografia fuori fuoco.


L’aspetto quantitativo e qualitativo della vista

La vista ha un aspetto quantitativo e un aspetto qualitativo. L’aspetto quantitativo è quello legato al vedere le cose piccole (ai 10/10, per intenderci), mentre l’aspetto qualitativo è riconducibile ad una prestazione sportiva: si può correre, ma c’è chi corre la maratona, c’è chi corre 2 km e non ce la fa più e chi ne corre 10: in tutti i casi si tratta di corsa, ma è la prestazione che fa la differenza: la vista uguale.

La visione è una funzione dinamica che cambia nel tempo.


“Sono più stanco, quanto sono stanco, questa stanchezza non è normale”

Tu puoi anche vedere le cose piccole, ma se dopo 20 minuti al computer hai gli occhi rossi e perdi il contatto non è normale. Ciò di cui hai bisogno in questo caso è una visita ottica!


È giusto valutare un occhio per volta?

Tappare un occhio e valutarne uno, e poi tapparne l’altro e poi valutare il secondo, è come valutare una persona che cammina con una gamba legata. Esistono delle apposite tecniche per esaminare gli occhi in binoculare, come la sospensione foveale, con la quale si annebbia un occhio per un certo valore noto: questo fa sì che la visione fine centrale sia inibita, ma la visione periferica sia attiva, in modo che, lavorando sulle cose fini, il fine venga dato dall’occhio non annebbiato, ma con entrambi gli occhi sempre attivi.

Oppure si usano i test polarizzati, con i quali io riesco a dare una parte del della mira a un occhio, una parte del della mira all’altro occhio, in modo da avere tutti e due gli occhi aperti, ma poter lavorare indipendentemente prima su uno e poi sull’altro.

Il successo e quando io riesco a darti anche solo uno 0.25, ma quello 0.25 fa sì che se ti dimentichi una volta l’occhiale (a lezione o in ufficio), la seconda volta non te lo dimentichi più. Non perché senza non leggi, ma perché fa la differenza tra stare bene e non stare bene


Ottico-Optometrista Paolo Garbolino
Sede a Pinerolo, Via Michele Buniva, 80
Tel. 0121 330409

Le informazioni contenute in questo sito sono presentate a solo scopo informativo, in nessun caso possono costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento, e non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.

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