In questo articolo abbiamo intervistato il Dott. Federico Nuzzi riguardo alla pubalgia ed alle sue conseguenze se trascurata.
Dott. Nuzzi, innanzitutto cos’è la pubalgia?
La pubalgia è una situazione caratterizzata da un forte dolore in zona inguinale. Si tratta di una zona molto soggetta al dolore in quanto sono presenti diversi tendini: quelli dei muscoli dell’addome, quelli degli adduttori, quelli della coscia e quelli dei flessori d’anca.
Come tutti i tendini, anche questi possono andare in sofferenza. In che modo? A causa di gesti ripetuti, sovraccarichi, gestione errata di alcuni carichi ecc.
In particolare, bisogna prestare grande attenzione quando ci sono dei cambi di carico che vanno a stressare maggiormente il muscolo non ancora abituato (ad esempio all’inizio della preparazione atletica in vista di una nuova stagione sportiva).
Si tratta di un dolore molto limitante?
Dipende dai casi. In alcune circostanze il dolore si presenta solo quando i tendini sono sotto sforzo, e dunque quando si sta praticando sport. Quando invece la pubalgia è ad uno stadio più avanzato il dolore rischia di persistere anche a riposo, ed in questo caso è limitante anche solo per camminare o svolgere le attività quotidiane.
Mi viene in mente il caso di un giovane paziente (24 anni, calciatore amatoriale) che si è rivolto a me a causa di una pubalgia molto limitante: “Dottore, non riesco ad avere rapporti sessuali con la mia ragazza a causa di un forte dolore all’inguine”. Beh, questo è grave ed è successo in quanto il suo dolore si espanso fino alla zona dei testicoli.
Il giovane sportivo aveva trascurato il male all’inguine per tanto tempo, prima di procedere con una fisioterapia passiva, e dunque massaggi, infiltrazioni e onde d’urto, ma senza alcun risultato: il forte fastidio non calava. Dopo un’attenta analisi, abbiamo scoperto che nel suo caso il problema derivava dai tendini degli adduttori, ovvero i muscoli che permettono alle gambe di chiudersi. Si tratta di un problema molto comune tra i calciatori, in quanto sono muscoli particolarmente sollecitati: come prima cosa abbiamo misurato la forza con degli stress test ed è risultato che il lato dolorante e afflitto da pubalgia aveva una spinta del 12% rispetto al lato buono (che stava comunque iniziando a peggiorare).
Così abbiamo cominciato a praticare della fisioterapia attiva, e dunque esercizi mirati che avessero lo scopo di:
- aumentare la vascolarizzazione delle strutture e favorire la riduzione dei processi infiammatori;
- ammorbidire le strutture più rigide rendendole più mobili;
- rinforzare i muscoli più deboli.
Dopo 3 mesi di stop dell’attività calcistica, e grazie ad una fisioterapia continuativa (due sedute a settimana), il paziente è tornato ad affrontare tutte le sfide giornaliere, che a causa della pubalgia si erano fatte estremamente ardue, in grande scioltezza. Al termine della terapia ha ricominciato a giocare a calcio senza più alcun fastidio.
Se ulteriormente trascurata, la pubalgia può causare problemi ancora più gravi?
Il caso sopra riportato è già un esempio di problema grave correlato alla pubalgia. Come per il gomito del tennista, di cui abbiamo visto il caso del paziente che non riusciva più a sollevare neanche una bottiglietta d’acqua, anche la pubalgia se trascurata può diventare estremamente limitante e causare problemi che sfociano nella vita di tutti i giorni (fatica a camminare, ad avere rapporti sessuali, ad alzarsi dalla sedia ecc.).
Intervista a Federico Nuzzi a cura di Davide Clivio
Dr. Federico Nuzzi
federiconuzzi.fkt@gmail.com
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