Professor Cappellin, la frontiera della robotica approda anche in odontoiatria?
Esattamente, si tratta di una ricerca che ha richiesto oltre dieci anni per la prima innovativa applicazione pratica di una tecnologia che permette di riprodurre esattamente i movimenti mandibolari dei nostri pazienti con un grado di precisione e di verosimiglianza inimmaginabile anche fino a pochi anni fa.
Cosa cambia rispetto a ciò che si è sempre fatto finora?
Quando si montano in un classico articolatore i modelli in gesso delle arcate ricavati dalle impronte dentali, non è possibile riprodurre esattamente i movimenti del paziente; occorre simularli, approssimandosi più o meno a seconda della complessità delle metodiche usate per rilevarli: naturalmente, al crescere della complessità aumenta il tempo e il numero degli appuntamenti a cui il paziente si deve sottoporre, come anche la possibilità di errore, legata quasi esclusivamente all’esperienza degli operatori.
La nuova tecnologia sfrutta il motion capture, come avviene nelle produzioni cinematografiche digitali: i movimenti e le minime sfumature delle espressioni del volto sono registrate su attori in carne e ossa, per poi essere trasferiti al personaggio digitale con una verosimiglianza praticamente identica al reale. Il paziente indossa una serie di sensori, piccoli e confortevoli, che gli permettono di eseguire liberamente tutti i movimenti mandibolari, apertura, chiusura, lateralità… il paziente può essere registrato addirittura mentre mastica!
I movimenti si sviluppano lungo tragitti complessi e assolutamente personalizzati, analizzati da un software e accoppiati alle scansioni tridimensionali del volto e delle arcate dentali (ottenuti con speciali telecamere 3D extraorali e intraorali); si può anche accoppiare una TAC per vedere il movimento delle ossa e la dinamica dell’articolazione temporo-mandibolare (utilissimo in caso di disturbi articolari).
Quali sono i vantaggi per il paziente?
Ci sono molte condizioni che alterano la dimensione verticale e le dinamiche della masticazione, come la perdita o la mobilità dei denti per la malattia parodontale, ma anche l’usura causata dal digrignamento notturno. In questi casi, per riabilitare una funzione corretta, ricreando una dinamica masticatoria confortevole ed efficace per i pazienti è indispensabile adattare in modo estremamente personalizzato le ricostruzioni protesiche: finora sui modelli l’odontotecnico effettuava un primo adattamento, ma quando il lavoro veniva consegnato al paziente l’odontoiatra doveva effettuare una serie di ritocchi; lavorare direttamente in bocca, dove le condizioni di visibilità e di intervento sono certamente più ridotte e difficoltose, rende talvolta questo compito lungo e laborioso, affaticando il paziente e di conseguenza alterando anche la correttezza delle sensazioni.
È esperienza di molti pazienti che alla consegna del lavoro definitivo, questo non “calzi” bene come i provvisori (a cui si erano potuti adattare in un tempo di diverse settimane o mesi): il dentista procede a effettuare diversi ritocchi, ma a un certo punto non si riesce più a “percepire” bene e spesso capita che nei giorni successivi si debba tornare per ulteriori aggiustamenti. Con questa nuova tecnologia robotica, tutte queste perdite di tempo saranno un brutto ricordo del passato.
Qual è la funzione del robot?
Registrando i movimenti mandibolari e potendoli far eseguire da un robot in laboratorio, l’odontotecnico può adattare la protesi come se fosse esattamente già nella bocca del paziente: può rifinirla impiegandoci tutto il tempo necessario, soprattutto nei casi più complessi, perché il robot non si “stancherà” mai e riprodurrà tutti i movimenti utili a testare accuratamente il lavoro prima che venga consegnato al paziente. Alla consegna, il paziente lo sentirà immediatamente confortevole e perfettamente “calzante”. Analogo discorso vale per la simulazione estetica, eseguita in anticipo non su foto bidimensionali, ma su modelli tridimensionali reali del volto del paziente e, soprattutto, messa in relazione alla funzione masticatoria ancor prima di iniziare a lavorare nella bocca del paziente.
Dr. Mario R. Cappellin
Professore a contratto di Ergonomia, discipline odontoiatriche ed Economia Aziendale all’Università di Modena e Reggio Emilia.
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