Macchie sui denti permanenti: come comportarsi

L’ EH e MIH sono due patologie sempre più diffuse e che spesso passano inosservate, mettendo a serio rischio i denti permanenti dei bambini

Tempo di lettura: 6 minuti


Prendo un bel respiro, sorrido e cerco di trasmettere alla mamma di Tommaso tutta la serenità di cui sono capace. Conosco bene quello sguardo un po’ angosciato e convinto di doversi addossare tutta la responsabilità, come se una voce nella testa avesse già iniziato a rimordere incessantemente: “Se qualcuno me l’avesse detto, l’avrei fatto, certamente… Sono anni che facciamo controlli e nessuno me ne aveva mai parlato… Sono una brava madre, tengo alla salute di mio figlio, non l’ho trascurato…  abbiamo messo per anni l’apparecchio, come è possibile che nessuno l’abbia mai notato?”.
Proprio qui sta il nocciolo della questione: nello sguardo incerto e preoccupato della mamma di Tommaso si legge chiaramente che non era stata informata del rischio che i denti permanenti potessero presentare alterazioni dello smalto, che li rendono molto più vulnerabili alle carie.
Nonostante siano ormai decenni che chi si dedica alla salute della bocca dei piccoli pazienti sa che sempre più la prevenzione si gioca rinforzando lo smalto fragile e immaturo di tanti piccoli denti.
Tommaso, 10 anni, è affetto da MIH (ovvero una ipomineralizzazione dello smalto dei denti permanenti). Spiegando alla mamma che questa malattia è sempre più frequente e colpisce il 12-13% dei bambini, capivo benissimo che per lei fosse una magra consolazione: quando si tratta dei propri figli, le statistiche hanno ben poco valore, soprattutto se ti capita di esserne coinvolto.
Avrei voluto tranquillizzarla, ma in effetti la situazione era già piuttosto seria: se tuo figlio piange lavando i denti o bevendo acqua fresca, se evita di masticare sull’ultimo dente, proprio quello appena spuntato, perché è così sensibile che qualsiasi cosa lo sfiori gli procura una fitta tanto dolorosa che neppure con la forza riesci a pulirgli i denti, la patologia è già a un livello avanzato.
Molti genitori pensano siano capricci, che i figli esagerino perché non hanno voglia di lavarsi i denti: guardando in bocca si vede una macchia più scura, ma non sembra una carie, non si vedono “buchi” e soprattutto il dente è appena uscito, possibile che si sia già cariato?
Purtroppo, l’MIH colpisce proprio di preferenza il primo molare permanente, uno dei denti più importanti della bocca, il dente su cui si dovrebbe masticare per tutta la vita, ma che probabilmente non sarà così resistente da poterlo fare, anzi se trascurato potrebbe anche essere così compromesso da doverlo estrarre già in tenera età.

Quel colore marroncino-giallastro, così strano, con quell’aspetto friabile, immaturo, poco resistente, fragile, è il sintomo di uno smalto così delicato da far sentire ogni stimolo (caldo, freddo, dolce, acido) e farlo percepire come una staffilata, come una scossa che non passa subito, ma impiega qualche secondo per andar via. Per questo il bimbo non ci mastica sopra: anche le setole dello spazzolino, che a noi appaiono morbide, per quel dente fragile sembrano una paglietta di ferro.
E ogni giorno è un po’ peggio, perché la sensibilità si acutizza, lo smalto si consuma, i batteri e la carie iniziano a distruggere il dente appena spuntato, con una velocità maggiore proprio perché lo smalto è debole e lo spazzolamento diventa controproducente, se non effettuato con particolari precauzioni.
Continuo la visita e Tommaso ha un “bel” programma davanti a sé: dovrà curare tre molari definitivi, spuntati da poco più di sei mesi, forse riusciremo a devitalizzarne solo uno, speriamo… Mi piange il cuore quando occorre arrivare a questo, perché un dente devitalizzato in tenera età ha un’alta probabilità di indebolirsi e fratturarsi (considerando l’età di un bambino e l’aspettativa di vita attuale, diventa quasi una certezza dover intervenire nuovamente su un dente trattato in età giovanile).

Un passo per volta, iniziamo a cambiare le abitudini alimentari: via i dolci e tutta una serie di cibi acidi, e bisogna iniziare a rinforzare questi denti “malati” e la bocca in generale (perché anche altri denti potrebbero manifestare lo stesso problema in forma più lieve) per poterli poi curare in modo corretto.
A questo punto, solitamente, i genitori si allarmano e vorrebbero risolvere il prima possibile il problema, pensando che siano sufficienti delle semplici otturazioni, ma questo tipo di indebolimento dello smalto è subdolo e non permette di far “aderire” direttamente il materiale di otturazione, almeno fino a quando non si è rinforzato e reso simile allo smalto sano. La mamma di Tommaso mi incalza: “Ma non possiamo farlo subito?… oggi ha tempo???’”. Purtroppo, non si tratta di un intervento singolo, ma di un percorso di cura per rinforzare lo smalto dell’intera bocca: “Signora, la comprendo benissimo, ma lei tinteggerebbe una parete piena di muffe e infiltrazioni d’acqua? Secondo lei, quanto durerebbe la nuova vernice? Prima occorre rendere sano e resistente il dente e poi curarlo; toglieremo subito la carie, ma per eseguire l’otturazione definitiva dovremo aspettare” e rivolgendomi al piccolo paziente: “Vedrai Tommaso, sarà bello poter tornare a masticare senza aver male, poter bere senza avere tutti i denti che si ghiacciano e danno fastidio anche solo se si respira dalla bocca!”.

Ci vorrà un po’ d’impegno per consolidare queste nuove abitudini in molte sedute di educazione e di controllo, ma attualmente questa è l’unica soluzione! Ci stanno lavorando da tempo i medici specializzati in bambini, non si conosce ancora la causa, ma l’unico rimedio certo è rinforzare lo smalto, aiutarlo a terminare la maturazione, prima che subisca danni troppo grandi.

Tommaso ha gli occhi luminosi, perché ha capito che, finalmente, qualcuno comprende il suo inspiegabile mal di denti; la mamma un po’ pensierosa dovrà trovare con il papà il modo di incastrare gli appuntamenti con la scuola, il basket e le lezioni di pianoforte…, ma l’investimento di tempo e risorse in prevenzione ritorna moltiplicato in futuro, sotto forma di salute e risparmio economico!

Che cosa sono l’EH e l’MIH

Questi due acronimi (“Enamel Hypomineralization” e “Molar Incisor Hypmineralization”), dei quali abbiamo parlato in precedenza raccontando la storia di Tommaso, indicano un problema sempre più frequente tra i bambini, tanto che arriva ad interessare più di un bambino su 10. Una frequenza preoccupante se si pensa che nella maggior parte dei casi i genitori se ne accorgono quando ormai i danni ai denti dei loro bambini sono molto gravi, alcune volte anche irreparabili. Nello specifico si tratta di una ipomineralizzazione dello smalto dei denti permanenti, ovvero i denti che sostituiscono i dentini da latte.

Una forma lieve di EH, resa evidente dalla decolorazione opaca di tipo “gessoso” del dente centrale superiore. 

Possiamo definire questa problematica una specie di “epidemia silenziosa”, non per allarmismo, ma per attirare l’attenzione su una patologia prevenibile con una corretta diagnosi precoce e, soprattutto, con una corretta prevenzione. Solitamente si tende a considerare “epidemia” solo la malattia infettiva altamente contagiosa, ma la rapidissima diffusione di questa patologia non lascia spazio ad interpretazioni, ed i genitori ne devono essere a conoscenza.
Vi sono diverse forme e gravità in cui questa patologia si manifesta e, se riconosciuta per tempo, è possibile porre rimedio prima che la situazione diventi più grave ed i danni allo smalto dei denti permanenti siano irreparabili.

Una forma grave di MIH, che colpisce molteplici denti, con alterazioni più profonde nella resistenza dello smalto.


Come riconoscere EH ed MIH

Queste alterazioni dello smalto che colpiscono sia i denti da latte sia quelli definitivi presentano i seguenti sintomi:

1. Estrema sensibilità e dolore al freddo, in masticazione, durante lo spazzolamento dei denti

2. Macchie biancastre / giallo senape / marroncine (a seconda del livello di gravità ed evoluzione)

3. Estrema velocità e aggressività delle carie

Qualora il bimbo, anche in tenera età, manifesti uno o più di questi sintomi, è importante rivolgersi al più presto al proprio curante di fiducia.

Articoli scientifici per approfondire

Nishita Garg et al., Essentiality of Early Diagnosis of Molar Incisor Hypomineralization in Children […] Int J Clin Pediatr Dent. 2012 Sep-Dec; 5(3): 190–196.

Padavala S et al., Molar Incisor Hypomineralization and Its Prevalence, Contemp Clin Dent. 2018 Sep;9(Suppl 2):S246-S250.

Daly D  et al., Molar Incisor Hypomineralisation: clinical management of the young patient, J Ir Dent Assoc. 2009 Apr-May;55(2):83-6.

Mishra A et a., Molar Incisor Hypomineralization: An Epidemiological Study with Prevalence and Etiological Factors in Indian Pediatric Population. Int J Clin Pediatr Dent. 2016 Apr-Jun;9(2):167-71. doi: 10.5005/jp-journals-10005-1357.


Disclaimer: i casi riportati sono reali, i nomi sono stati cambiati per tutelare la privacy dei piccoli pazienti e delle loro famiglie: le foto nell’articolo sono esemplificative e NON correlate a questi casi specifici.


Dr.ssa Gloria Elia
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