Lo “strappo”, la “contrattura”, tutti termini che sicuramente ti sarà capitato di sentire, soprattutto se hai frequentato uno spogliatoio di un qualsiasi sport. Ma sono termini giusti? Dobbiamo utilizzarli?
In realtà no: infatti nel 2017 è stato pubblicato un importante articolo che ha definito una volta per tutte gli infortuni muscolari, ed ha determinato quindi quale sia la giusta terminologia da usare!
Ovviamente è fondamentale che i clinici la conoscano, ma è allo stesso tempo importante insegnare ai pazienti quale sia realmente il problema, e dargli quindi i nomi giusti!
Partiamo con la prima regola: vietato dire “contrattura” o “stiramento”, non ci indicano nulla!
La prima differenza fondamentale da fare è questa: il dolore è comparso in seguito ad una contusione, una botta subita contro un avversario o un ostacolo, oppure in seguito ad un’azione di gioco.
Nel primo caso possiamo avere una lesione muscolare da impatto, frequenti ad esempio nella coscia (quadricipite) soprattutto negli sport di contatto, come ad esempio nel rugby.
Nel secondo caso ci si apre un mondo più vasto: possiamo avere infatti problematiche strutturali, in cui è presente una vera e propria lesione del muscolo, oppure non strutturali, in cui quindi agli esami strumentali non si evidenzia una vera e propria lesione, al massimo sarà presente del versamento.
Queste ultime comprendono 4 differenti tipologie di infortuni, la più lieve è il classico affaticamento, per poi avere i famosi DOMS (dolori che sopraggiungono nelle ore dopo l’allenamento) fino ad arrivare a delle situazioni in cui il dolore e la rigidità muscolare sono causate da disordini dell’innervazione del muscolo ed al controllo motorio, ma non vi sono lesioni muscolari.
Complicato? Vero, ma basta ricordare una semplice regola: se il dolore è diffuso lungo tutto il muscolo, è comparso a distanza dall’attività e non te ne ha causato lo stop, è probabile che tu ti trovi davanti ad uno di questi quadri, sicuramente meno grave di una vera e propria lesione.
In caso invece di lesione vera e propria, quindi con un danno verificabile con ecografia o risonanza magnetica, potremo avere 3 quadri diversi di severità: lesioni parziali minori, lesioni parziali moderate oppure lesioni totali o subtotali o distacchi.
Quando ti ritrovi di fronte a questi quadri? Solitamente quando succedono questi infortuni l’atleta percepisce un rumore, come di corda che si rompe, e quasi sempre non è in grado di continuare l’attività ed ha dolore sia in allungamento del muscolo che ad attivarlo.
Come si affrontano le lesioni muscolari?
Ti racconto come le affrontiamo in una squadra professionistica: se il giocatore percepisce la lesione, viene immediatamente bendato in modo da mantenere la zona compressa! Questo è molto utile per limitare lo stravaso in caso di versamenti interni.
Una volta bendato, il ragazzo è istruito a fare tutte le attività che non gli provochino dolore e lasciare a riposo quel muscolo per i primi giorni. Dopo 2-3 giorni si può fare un’ecografia: è importante aspettare questo lasso di tempo, in modo da avere un esame il più possibile attendibile e non sottostimare la gravità del problema!
Qua sorge una domanda: è necessario fare un’ecografia?
Dipende: ovviamente lavorando nel professionismo sì, è molto utile sapere la gravità del quadro per informare precocemente lo staff riguardo a quanto dovrà stare fuori l’atleta… ma dal punto di vista della riabilitazione non cambia molto: è infatti il sintomo a guidare la progressione degli esercizi, non l’ecografia.
Accertato che ci sia lesione, l’atleta inizia il più precocemente possibile con esercizi mirati a far lavorare il muscolo e mantenerne il più possibile la lunghezza e l’elasticità, in modo da guidare e stimolare una giusta guarigione della parte lesionata.
La cosa più importante nella gestione degli infortuni muscolari è la corretta gradualità degli esercizi: esporsi in maniera graduale agli stimoli, andando a rinforzare man mano quel muscolo, e testandolo spesso in modo da avere bene chiaro il punto in cui si trova della riabilitazione, per non rimandarlo in campo troppo presto o troppo tardi, andando poi ovviamente a lavorare anche sulla prevenzione di future recidive.
Ora vedi che non è semplicemente uno strappo?
Dr. Federico Nuzzi
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