L ’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l’ha definito “il male del secolo”: la depressione, legata a sintomi ansiosi, si sta facendo sempre più spazio nella società moderna.
Tanto lavoro e poco tempo libero, tante responsabilità e pochi momenti di svago: una vita frenetica in cui spesso si mangia male, di corsa, con il telefono in mano, o addirittura non si mangia, perché la società delle performance non lo permette. E non solo sotto il punto di vista lavorativo. Viviamo in una comunità sempre più narcisista, in cui le prestazioni devono essere massime in tutto: dai Social Network allo sport, dal fisico all’aspetto estetico… è vietato sbagliare. Così, però, diventa difficile vivere una vita serena, e “l’ansia da prestazione” gioca brutti scherzi a lungo andare.
Abbiamo pertanto deciso di intervistare un professionista esperto della Clinica Sinaptica, il Dr. Corrado Aldrisi, per capire quali secondo lui possano essere le soluzioni a questi mali.
Dottor Aldrisi, quali pratiche consiglierebbe per contrastare i problemi legati ad ansia, stress e depressione?
Innanzitutto, bisogna sottolineare che i sintomi citati posso essere conseguenza di molteplici fattori che variano di paziente in paziente, e dunque per una terapia su misura serve una visita specialistica. Ciò detto, ci sono alcune tecniche che, in linea generale, possono contribuire alla prevenzione di questi mali.
Mi viene da citare, per esempio, la Mindfulness, il cui significato letterale è “consapevolezza globale”, un termine che deriva dal sanscritto “smirti”.
Secondo il maestro vietnamita Thich Nhat Hanh, la mindfulness “è l’energia di essere consapevole e sveglio al momento presente”; è comunemente intesa come pratica di “consapevolezza psicosomatica” del respiro nel corpo.
Negli anni ‘ 70, negli Stati Uniti, che il medico americano Jon Kabat-Zinn realizzò l’opportunità di utilizzare la mindfulness nel trattamento di malattie mediche croniche.
Nel 1979, egli ideò e creò presso l’Università del Massachusetts, il Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR): adattando gli insegnamenti del maestro vietnamita, il programma MBSR utilizza la consapevolezza corporea del respiro da seduti (body scan) per gestire lo stress, l’ansia, la depressione e il dolore.
La mindfulness si riferisce anche ad una qualità e dimensione psicologica caratterizzata da una completa attenzione al respiro nel corpo, all’esperienza presente del respirare, momento per momento; da un prestare attenzione con intenzione nel momento presente e senza giudicare. Inoltre, questa dimensione psicologica, nella quale il giudizio è sospeso, favorisce la piena consapevolezza del momento presente in cui ogni pensiero, sentimento o sensazione/percezione che si manifesta alla nostra attenzione, è riconosciuto e accolto così com’è.
Esistono dunque delle applicazioni terapeutiche legate alla Mindfulness?
La moderna psicologia clinica e la psichiatria, dal 1970 ad oggi, hanno sviluppato una serie di applicazioni terapeutiche orientate alla mindfulness; essa, infatti, è la pratica più convalidata dalle ricerche internazionali per l’efficacia nel ridurre lo stress, l’ansia, l’aggressività e la depressione. Insieme a questo, favorisce una maggiore connessione con noi stessi migliorando la percezione del nostro sistema psicosomatico nelle sue tre dimensioni: corporea, emotiva e cognitiva; migliora, altresì l’attenzione, la concentrazione e le attività cognitive.
Ha precedentemente citato il termine “consapevolezza psicosomatica”. Cosa s’intende di preciso con psicosomatica?
La psicosomatica è un altro aspetto del modello di psicoterapia a matrice corporea, ovvero lo studio dell’essere umano inteso come un “sistema unitario multidimensionale”; ogni individuo è un sistema che funziona su tre livelli: corporeo, emotivo e mentale di pensiero. Ognuno di noi è un “Sé Psicosomatico”, ovvero che si auto-governa: il Sé psicosomatico è la coscienza globale di sé. Inoltre, ogni persona è una rete neurocognitiva di estrema intelligenza e organizzazione, poiché ha coscienza di tutte le informazioni del proprio sistema.
Quando si crea una disarmonia fra i tre livelli del sistema, può venirsi a creare un blocco psicosomatico definibile come lo squilibrio, l’inibizione o l’iperattivazione della funzionalità di uno o più sistemi dell’individuo e si genera quando viene persa la naturale integrazione tra i tre livelli della persona; esso si manifesta contemporaneamente sul piano corporeo, emozionale e psicologico.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) propone una definizione estremamente ampia di salute:
“Uno stato di benessere al tempo stesso fisico, psicologico, emotivo, sociale e spirituale, che non è caratterizzato solo dall’assenza di malattia ma piuttosto dall’equilibrio delle diverse componenti dell’individuo inteso come essere psicosomatico e sociale”.
Tutti e cinque gli aspetti sono ritenuti importanti, ma ancora più rilevante è che essi siano tra loro equilibrati, per consentire un proprio stato di benessere.
Secondo il modello biopsicosociale, al quale faccio riferimento nella pratica clinica, il malessere e la sofferenza psichica non dipendono unicamente da una causa, ma possono originarsi da più fattori interagenti; un’ottica di intervento che ben si coniuga con la definizione di salute dell’OMS, appena citata.
Partendo dalla pratica di consapevolezza del respiro (mindfulness), il Protocollo Mindfulness Psicosomatica (PMP) si avvale anche di una vasta serie di pratiche di consapevolezza di Sé, del Corpo e delle Emozioni – come il bodyscan psicosomatico, gli esercizi di energetica e le tecniche di intelligenza emotiva – per alleggerire le condizioni psicologiche e fisiche “negative” migliorando la percezione psicofisica, la capacità di espressione, l’empatia, la fiducia psicologica in sé stessi, la collaborazione e le capacità comunicative e relazionali. (www.neuropsicosomatica.com)
Intervista al Dr. Corrado Aldrisi a cura di Davide Clivio
Le informazioni contenute in questo sito sono presentate a solo scopo informativo, in nessun caso possono costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento, e non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.