L’importanza della rigenerazione ossea

Il ripristino dei denti perduti quando non c'è osso

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I nostri denti, come sappiamo, assolvono ad alcune funzioni molto importanti per la nostra salute e il nostro benessere: servono, innanzitutto, per la masticazione, ma sono anche necessari per parlare in modo fluente e per mantenere l’equilibrio di tutto il complesso cranio-cervicale, evitando fastidiosi dolori articolari e muscolari da tensione.
Ecco perché, quando uno di essi non è più in grado di restare al proprio posto e funzionare correttamente è importante sostituirlo con una protesi dentale, fissa o mobile. Per cercare di ottenere una soluzione che sia il più possibile vicina alle caratteristiche del dente naturale, il ricorso a soluzioni che offrano denti fissi, come l’impianto dentale osseo, è una delle alternative che offre una serie importante di vantaggi.

Mediante questo tipo di intervento, infatti, si sostituisce alle radici del dente perso una fixture, generalmente costituita da una vite in titanio o in altro materiale altamente biocompatibile, mentre la corona dentale è sostituita da una corona in ceramica metal-free che riproduce l’aspetto e la funzionalità del dente naturale al meglio delle attuali possibilità tecnologiche.
È quindi possibile, oggi, ricostruire un dente naturale andato perduto per una qualsiasi causa con un impianto dentale osteointegrato che garantisce ottimi risultati e buona durata. Tuttavia, perché queste protesi siano stabili, è necessario che l’ossomandibolare o mascellare, in cui l’impianto va ad innestarsi, abbia un volume e una consistenza sufficienti. Quando questa situazione non si verifica in modo naturale, occorre procedere a una ricostruzione ossea dentale, in particolare con le tecniche della rigenerazione ossea.


La rigenerazione ossea

Anche se spesso ci sembra che le nostre ossa siano una delle parti meno dinamiche e in mutamento del nostro organismo, non possiamo dimenticare che hanno, invece, grandi capacità rigenerative spontanee che si attivano in un equilibrio continuo con il mondo circostante.
Anche la mandibola e la mascella, cioè le ossa in cui sono innestati i nostri denti, seguono le stesse regole e in particolare una legge della fisiologia, sintetizzata dalla teoria del meccanostato di Frost secondo cui, quando una porzione di queste ossa non riceve più il carico delle forze di masticazione trasmesse dalle radici dentali, tende ad indebolirsi in maniera progressiva, fino a riassorbirsi in parte o completamente, a seconda del tempo che passa dalla perdita dei denti.

Questo significa che quando è necessario estrarre un dente per rimuoverlo si innescano due fenomeni, entrambi pericolosi: una diminuzione dello spazio lasciato libero, con conseguente spostamento dei denti adiacenti ed un contestuale indebolimento e riassorbimento dell’osso stesso. Inoltre, in assenza di un volume osseo sufficiente sarà pressoché impossibile che un impianto dentale possa avere il successo sperato, sia dal punto di vista della stabilità immediata che nel medio-lungo periodo, sia dal punto di vista estetico.

Diventa quindi indispensabile, in un numero non trascurabile di casi, eseguire un qualche tipo di innesto osseo o comunque favorire una rigenerazione ossea soddisfacente per eseguire poi l’impianto dentale vero e proprio. Qualunque sia la tecnica seguita per incrementare il volume osseo è necessario che sia garantita la piena compatibilità della nuova porzione ossea con il resto del corpo per evitare fenomeni di rigetto e massimizzare le percentuali di riuscita di interventi successivi.

Secondo la nostra filosofia di chirurgia mini-invasiva, abbiamo selezionato, studiato e migliorato con innovazioni tecnologiche, alcune tecniche che eseguiamo presso la sede della Clinica Cappellin di Pinerolo (TO), utilizzando innesti ossei in modo del tutto sicuro e biocompatibile, sia nel caso della sostituzione di piccole porzioni, sia per interventi di proporzioni maggiori.
La prima fase della nostra procedura è dedicata alla definizione della porzione di osso da ricostruire e alla realizzazione di un modello 3D dell’impianto osseo da ottenere. Mediante una tomografia computerizzata a basso dosaggio di radiazione, la ConeBeam, scansioniamo la zona interessata in modo da poter visualizzare e/o stampare in 3D un modello dell’osso residuo del paziente e/o dell’innesto da realizzare.
Su questo modello possiamo costruire, a seconda della dimensione, un supporto costituito da una griglia anatomica in titanio per gli innesti più grandi o da membrane sintetiche non riassorbibili in politetrafluoroetilene PFTE per gli interventi di volumi più modesti. Grazie a questo supporto, siamo in grado di eseguire l’innesto osseo arricchendolo con materiale derivato dallo stesso paziente, per annullare i rischi di un eventuale rigetto (più propriamente in termini tecnici la non osteointegrazione dell’innesto).

Il materiale autologo, ossia derivato dal paziente stesso, viene realizzato grazie ad un derivato delle piastrine ottenute tramite un prelievo sanguigno, mescolato con piccole porzioni ossee ricavate durante l’operazione chirurgica di estrazione e preparazione del sito implantare.
Si tratta, per tutti i materiali utilizzati, dei migliori standard internazionalmente riconosciuti, e permettono una rigenerazione ossea in area parodontale rispettosa di tutti i delicati equilibri dei tessuti coinvolti. Anche nel caso degli innesti ossei sono utilizzati materiali certificati e supportati da ampia letteratura scientifica (le norme sulla pubblicità sanitaria attualmente vietano di pubblicare marchi commerciali, ma naturalmente saremo lieti di rispondere a tutte le domande in sede di visita, per offrire al paziente tutte le informazioni che possano renderlo tranquillo e sicuro sulla qualità dei materiali utilizzati).
È molto importante ottenere un risultato positivo su più fronti in questo tipo di ricostruzione ossea. Innanzitutto, occorre che l’innesto osseo raggiunga una piena vascolarizzazione in modo da ottenere un nuovo tessuto osteoide che diverrà in seguito un osso mineralizzato ed integrato con il resto della mascella o della mandibola.


Inoltre, tutte le zone circostanti, e in particolare le gengive, devono adattarsi al nuovo innesto in modo armonico, senza distorsioni del fornice gengivale o fenomeni di ritiro che possono pregiudicare, poi, la buona riuscita della ricostruzione dentale mediante impianto fisso, oltre a provocare inconvenienti di altro tipo, soprattutto estetico.
Infine, il nuovo osso dovrà essere in grado di resistere alle sollecitazioni a cui verrà sottoposto, soprattutto durante la masticazione, oltre a garantire un supporto stabile all’impianto dentale.

Per padroneggiare questo tipo di tecnica ricostruttiva ossea occorre una notevole esperienza e una professionalità che si ottiene solo con l’impegno costante, l’aggiornamento e, soprattutto, dedicandosi prevalentemente all’attività chirurgica: per questo motivo è importante che il paziente, soprattutto nei casi più complessi, si informi sul numero di casi trattati e sulle percentuali di successo dell’operatore, perché in questo campo è consigliabile affidarsi a chi ha maggiore esperienza chirurgica e si dedica a queste tecniche quotidianamente (meglio ancora se ha pubblicato articoli scientifici, che riportino pubblicamente la percentuale e i criteri di successo delle tecniche utilizzate).




Comunicazione sanitaria informativa ai sensi della legge 145/2018 (comma 525) curata dalla Clinica dentale Cappellin srl Società Benefit (aut. san. 60bis, direttore sanitario dr. Mario R. Cappellin, odontoiatra, Albo TO 2272). Le informazioni contenute in questo sito sono presentate a solo scopo informativo, in nessun caso possono costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento, e non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.

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